Nel calore dell’acqua possono attivarsi ricordi ancestrali del contatto con il liquido amniotico; l’utente gradualmente si affida al terapeuta che lo sostiene e lo aiuta ad entrare in un contatto profondo con se stesso e con gli altri partecipanti all’esperienza.
In acqua il peso del corpo si riduce di circa sei volte e questo permette, sia a chi tiene che a chi è tenuto, di percepirsi leggero come nei primi mesi di vita infantile.
I movimenti effettuati dai terapeuti che sostengono gli utenti hanno come modello l’alternanza di contrazioni e distensioni del grembo materno, che produce un ritmo armonico di contatti e distacchi della parete uterina dalla superficie corporea del feto, sempre mediati dal liquido amniotico.
Nella terapia amniotica l’alternanza di contatti e distacchi è sperimentata dagli utenti insieme ai terapeuti.
La comunicazione nel gruppo si basa sui tipici gesti dell’accudimento parentale denominati da Winnicott (1945) “holding and handling” (due parole che includono i concetti del contenere, tenere in braccio, manipolare, cullare, accarezzare, dondolare, avvicinare a allontanare dal proprio corpo).